SAMUELE Colombo: Buongiorno don Ruben, grazie per aver accettato questa intervista. So che lei è un sacerdote dell’Ecuador che non ha paura di combattere e difendere la verità. Non ha paura di pagare conseguenze. E questo le fa onore. Specie in questo periodo dove il Vaticano pullula di vigliacchi che rinnegano Gesù Cristo. Si presenti liberamente. Da quanti anni lei è sacerdote?
Qual è il rapporto che attualmente ha con il suo Vescovo?
DON RUBEN Martìnez-Cordero: La lotta per la verità è una conseguenza naturale della coerenza con la fede cattolica quando viene attaccata alle sue radici. È, appunto, un istinto di sopravvivenza spirituale e morale, per non tradire Gesù Cristo e la sua vera Chiesa. Le conseguenze furono ovvie e dolorose. Senza la grazia di Dio non avrei potuto sopportarle.
Ho 28 anni di sacerdozio; ordinato e incardinato nell’Arcidiocesi di Quito. Dal 2006 al 2017 sono stato parroco nella città di Cuenca, in Ecuador, poiché mia madre e mia sorella avevano bisogno della mia vicinanza. Entrambe sono già morte, ora sono solo.
Non ho mai avuto un rapporto autentico con i vescovi di Quito e Cuenca come avrei voluto. Ho chiesto udienza, volevo che mi aiutassero a discernere la crisi nella Chiesa, ma non sono mai stato preso sul serio. Mi sono trovato solo con manager e amministratori che in ogni momento guardavano al loro cellulare e all’orario, non mi hanno mai concesso più di 10-15 minuti.
Non mi perdonano il fatto che io celebri la Messa tridentina (riabilitata da Benedetto XVI nel “Summorum Pontificum”). Per non parlare delle denunce degli errori di Bergoglio nella mia predicazione e in un programma di Radio María-Ecuador.
Ho smesso di frequentare le riunioni del Presbiterio perché dovevo sopportare discorsi neo-modernisti noiosi e privi di sostanza che ferivano la mia fede e il mio sacerdozio. I miei interventi mi hanno procurato antipatie del cosiddetto clero progressista. Il Vicario generale di Cuenca mi ha sempre espresso il suo rifiuto in modo codardo e ipocrita. So che questo personaggio è un vescovo oggi. Mi ha fatto molto male.
Prima di diventare prete ho conseguito due lauree: Filosofia / Letteratura e Giurisprudenza durante il culmine del Marxismo. Ho lavorato presso l’Istituto per la ricerca sociale all’università. Sono stato in grado di acquisire un acuto senso dell’olfatto per percepire l’ideologia marxista nella teologia della liberazione che persiste ancora con altre maschere. Un’ideologia che oggi ha contaminato la cultura e ha generato le teorie gender, ecologista, ambientalista e “pauperistica – immigrazionista” che caratterizzano il discorso incoerente dell’attuale Gerarchia ecclesiastica, con poche eccezioni.